Oggi possiamo leggere il cosiddetto ciclo di Baal grazie alle fondamentali scoperte di testi cuneiformi compiute a Ugarit a partire dal 1929. Baal ed altre divinità “cananaiche” come Astarte sono citate più volte nella Bibbia. Tuttavia fino alla decifrazione dell’ugaritico si conosceva ben poco di quelle tradizioni mitologiche. Nel ciclo di Baal leggiamo della lotta tra potenze primordiali per lo stabilirsi dell’ordine cosmico, con spartizione tra gli dei delle rispettive competenza su cielo (Baal), mare (Yam) e inferi (Mot). Proprio lo scontro tra Baal e Mot permise il ridimensionamento dello strapotere della morte, ponendo quest’ultima in equilibrio con la vita.
Questo articolo in breve:
Ugarit e le divinità cananaiche
“I figli di Israele (…) abbandonarono Yahweh e si fecero servi di Baal e Astarte” (Giudici 2, 11-13).
“I figli di Israele abitarono in mezzo ai Cananei (…) e venerarono gli dèi di costoro” (Giudici 3, 5-6).
Questi due passi biblici, scelti fra i tanti possibili di uguale argomento e tenore, sono noti da millenni. Tuttavia, prima degli anni Trenta del Novecento, chi fossero esattamente i Cananei e quali miti fossero legati a Baal ed Astarte non era affatto chiaro. Certo, “Cananei” erano i Fenici, dei quali si avevano già allora molte iscrizioni e informazioni. Ma purtroppo i Fenici scrivevano su papiro e la loro letteratura è andata interamente perduta. Le cose cambiarono quando nel 1929 fu scoperta sulla costa siriana la città di Ugarit, e con essa migliaia di tavolette d’argilla datate al 1200 a.C. circa, scritte nella lingua locale, l’ugaritico. Una parte di queste tavolette conteneva testi letterari, che permisero di scoprire alcune narrazioni mitologiche che avevano per protagoniste le divinità dei Cananei, quali El, Baal, Astarte, Athirat (Ashera nella Bibbia), Anat.
Il ciclo di Baal
Il più lungo di questi testi, purtroppo in parte frammentario, è noto come “Ciclo di Baal” e narra delle lotte per il dominio che il dio Baal dovette sostenere con due divinità che esemplificavano il caos: Yam, il dio del mare, e Mot, la morte.
La lotta con Yam, il Mare
Yam è presentato come dio potente ed è chiamato anche “Giudice Nahar”, ossia “Giudice Fiume”, caratterizzandosi così come dio dell’acqua, ivi comprese le acque primordiali. Con l’aiuto del dio artigiano Kothar, che gli fabbrica delle armi magiche, Baal vince Yam e lo fa a pezzi. Il fare a pezzi non va però inteso come una distruzione completa, bensì come un ridimensionamento: Yam avrà controllo solo sull’acqua, suo esclusivo ed unico dominio.
La costruzione del palazzo
Dopo la lotta con Yam, viene introdotto un episodio meno movimentato, caratterizzato da un notevole stile lirico, in cui Baal si fa costruire un palazzo degno di lui, ancora una volta per mano del dio artigiano Kothar. In questo palazzo viene lasciata una finestra, simbolo del contatto fra mondo divino e mondo umano.
Il secondo avversario: Mot, la Morte
Ma la tranquillità di Baal dura poco, perché si fa avanti un avversario temibile, Mot, la Morte. La caratterizzazione di Mot è notevole: la divinità, che vive nel suo regno fangoso, è affetta da una fame inestinguibile, paragonata a quella del leone della steppa e della balena del mare. Mot minaccia Baal, sostenendo che riuscirà a inghiottire anche lui, se porrà un labbro sulla terra e l’altro in cielo e allungherà la lingua fino alle stelle.
Effettivamente, Mot uccide Baal, creando una situazione in cui la Morte ha un potere incontrollato e può cibarsi a suo piacimento tanto degli uomini quanto degli dèi. Inoltre, la scomparsa di Baal, dio della tempesta e dunque della fertilità, blocca la pioggia e il ciclo naturale dell’anno. In questa situazione, il dio garante El, consapevole che l’uomo non potrà sopravvivere, si dispera al punto di augurarsi di sprofondare negli inferi e, ascoltando i consigli della moglie Athirat, nomina un successore di Baal, che però non si rivela all’altezza.
La resurrezione di Baal
A risolvere la situazione è la dea più attiva del pantheon ugaritico, Anat, definita “sorella” di Baal, benché il rapporto fra i due potrebbe piuttosto essere amoroso (si pensi all’uso del termine “sorella” per designare la sposa nel Cantico dei Cantici). Anat manifesta un carattere decisamente sanguigno. In un episodio precedente, è descritta mentre gioisce su un campo di battaglia, con il sangue alle ginocchia, le mani mozzate dei nemici alla cintura e le loro teste legate alla schiena. In un altro mito ugaritico, uccide un principe che l’ha insultata e nello stesso ciclo di Baal minaccia il padre El di spaccargli la testa se non la accontenterà. Al fianco di Baal in ogni sua impresa, collerica ma leale e tenace, Anat scende agli inferi per trovare il cadavere del “fratello”, dargli sepoltura sul monte a lui sacro e, dopo un sacrificio rituale, riportarlo in vita. Nella ricerca del fratello la aiuta Shapshu, la dea del sole, che tutto conosce e che può dire dove si trovi il cadavere di Baal. L’incontro fra Anat e Mot è descritto in modo breve ed efficace:
Infine, Anat affronta Mot, facendolo a pezzi. Come nel caso di Yam, non si tratta di una distruzione del dio, ma di un suo ridimensionamento.
Il secondo combattimento fra Baal e Mot e il ristabilimento dell’ordine cosmico
A questo punto, Baal e Mot, entrambi redivivi, possono affrontarsi di nuovo e questa volta è Baal a prevalere, garantendo così il ristabilimento del ciclo della vita e dell’ordine cosmico, di cui la morte è sì parte, ma non signora assoluta. Baal resta dunque signore del cielo, mentre a Yam è attribuito il mare e a Mot gli inferi, con una tripartizione che ricorda quella di altre mitologie (si pensi alla Grecia con Zeus, Poseidone e Ade).
In questo bel ciclo si affrontano temi diffusi nelle mitologie del mondo, quali la lotta del dio della tempesta con il dio del mare (un dio temibile, come gli abitanti di Ugarit dovevano ben sapere!) o l’alternarsi delle stagioni, ma soprattutto l’eterno problema dell’equilibrio che deve essere mantenuto nel cosmo e del rapporto fra la vita e la morte.